di Don Renzo Lavatori
Il male è senza dubbio uno degli aspetti più sconcertanti e paradossali della storia e dell’esistenza di ogni uomo, di cui si constatano la durezza e la drammaticità, senza poter giungere né a una totale soluzione teorica né tanto meno alla sua dissoluzione pratica. Il male resta là, ineluttabile presenza nell’esperienza umana, che tocca tutti senza eccezione. Molte volte e in molti modi l’uomo ha tentato di rispondere all’interrogativo assillante: perché il male nel mondo? Quale la sua origine? Come poterlo debellare?
Si può dire che l’esistenza di Satana, il suo atto di ribellione e la sua colpa danno al mistero del male una sufficiente fondazione razionale, tale che può essere compreso, combattuto e vinto. È, perciò, sbagliato affermare che non importa sapere da dove viene il male o che cosa sia, perché non si può lottare con effetto sicuro contro un’entità la cui natura non si conosce e della quale si ignora il potere reale. Gesù stesso ce lo avverte:
«Quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila?» (Lc 14, 31).
Per questo ci chiediamo se sia possibile formulare una definizione di Satana. Bisogna anzitutto dire che la sua definizione è precisamente quella di non essere definito, poiché egli stesso ha scelto di non voler essere determinato secondo la misura del suo essere, ma di porsi come negazione della propria natura; egli resta così un soggetto profondamente indeterminato, disorientato, dispersivo, tendente alla dissipazione di sé, pur credendo che tale indeterminatezza del suo essere, da lui liberamente e consapevolmente scelta, costituisca la sua effettiva grandezza, la sua originalità e superiorità. Questa menzogna nei confronti di sé stesso provoca nel diavolo un orgoglio indomabile e una ottusa vanità, rendendolo vuoto di ogni valore autentico e gonfio di presunzione. Qui si nascondono la sua chiusura interiore, il suo isolamento e la sua aridità, nell’impossibilità di comunicare intimamente con chiunque e di intendere obiettivamente qualsiasi cosa sia detta al di fuori della falsità entro cui ha racchiuso il suo essere.
Egli è veramente il “padre della menzogna” (Gv 8,44).
Una personalità deformata
Dal punto di vista teologico, si può ulteriormente precisare la sua sagoma come anti-icona o deformazione negativa dell’essere creato inteso come somiglianza e partecipazione dell’essere assoluto divino, con riferimento al mistero trinitario in cui risplende al massimo la pienezza dell’essere in comunione, nella distinzione inconfondibile delle tre persone: Padre, Figlio e Spirito Santo. Satana, all’opposto, è l’espressione dell’impossibilità di comunione nella indeterminatezza della soggettività, che non è mai autenticamente sé stessa, ma si confonde e si dilania in molteplici forme inconsistenti e vanitose.
In particolare, il suo spirito si pone in netto contrasto con lo Spirito Santo, lo Spirito di comunione tra il Padre e il Figlio, che li unifica in un solo slancio di reciproco amore, pur rispettando le loro distinte personalità. È lo Spirito del Figlio che si dona allo Spirito del Padre per formare un solo Spirito di donazione interpersonale nell’amore. Ora Satana è la negazione di ogni donazione e di ogni accoglienza di amore, è l’anti-dono, l’incapacità dell’unione reciproca e sincera. Egli si oppone a ogni vincolo di comunione, fomentando la divisione, la confusione, la falsificazione; soprattutto si contrappone al rapporto di abbandono filiale e libero nell’amore del Padre, restando schiavo del proprio atteggiamento menzognero di autogratificazione e di autosufficienza.
Da ciò derivano l’errore e l’impossibilità di attribuire a Satana la categoria di «simbolo», con cui si affermerebbe il contrario di quanto si vuole intendere chiamandolo «diavolo». Infatti, il diavolo, anche da un punto di vista semantico, significa separare, dividere (dia-ballo), mentre con il termine «simbolo» si intende l’unione o il collegamento di diverse realtà (sym-ballo). Non è possibile che una medesima entità svolga il ruolo di essere contemporaneamente principio di divisione e segno di unificazione. Dicendo che il demonio è semplicemente un simbolo, si propone perciò una cosa contraddittoria.
Se questo è Satana, è lecito chiedersi se possa essere considerato una persona o piuttosto non-persona, un essere totalmente alienato. Tenendo conto che il concetto di persona possiede accezioni diverse e analogiche, si può affermare che Satana esiste come persona, poiché è una sostanza, un soggetto pensante e volente. Tuttavia, secondo la concezione moderna di persona quale principio d’interiorizzazione, di autocoscienza di esserci come sé stesso e nella relazione, la soggettività del diavolo si annulla, è inafferrabile nella sua interiorità e autenticità, ed esprime la negazione dell’unicità o distinzione personale a vantaggio della dispersione e dell’evasione da sé.
Lo spirito che nega sempre
La personalità del diavolo si afferma così nel momento stesso in cui si dilania in molteplici sfaccettature; essa si impone nella misura in cui si disperde al di fuori di sé. Si potrebbe dire che Satana è una persona in perenne movimento centrifugo, senza ritrovare mai la propria vera identificazione, ma nella tronfia certezza che ciò contraddistingue la sua originalità personale, ricolmandolo di stima di sé e di abituale accusa verso gli altri. Per questa ragione Satana è irraggiungibile nella sua identità interiore e sfugge a una configurazione positivamente delineata. Egli non è mai sé stesso, anzi è la negazione continua di ogni precisazione del suo essere; per certi aspetti di lui non si può dire nulla che corrisponda a ciò che egli è veramente; non si riesce a sapere nulla delle sue profonde intenzionalità, non perché siano nascoste agli altri, ma perché sono inafferrate e sfuggenti a lui stesso nella incapacità interiore di unificarle e indirizzarle. Non a caso Mefistofele si presenta con una frase lapidaria molto espressiva nel Faust di Goethe: «Io sono lo spirito che nega sempre!».
Didascalia foto copertina: Giotto, La Cacciata dei Diavoli da Arezzo, Basilica Superiore di Assisi (dettaglio)