di Don Renzo Lavatori

Il principe di questo mondo, pur non avendo alcun potere reale contro Cristo, tuttavia tenta di avventarsi contro di lui, proprio nel momento supremo della morte (Gv 14, 30). Ma di fatto l’esaltazione di Cristo coincide con l’annientamento di Satana. La massima rivelazione della gloria di Gesù, attuatasi con la morte, rivela l’estrema falsità del principe di questo mondo, perché sono due poli in totale contrapposizione. Sulla croce la luce del Figlio crocifisso per amore rischiara completamente la profondità della stoltezza e dell’empietà di Satana.
Nel medesimo contesto dell’ultima ora di Gesù, intesa questa volta come massima espressione di amore, ritorna la presenza di Satana nella persona di Giuda il traditore. Scrive l’evangelista Giovanni: «Prima della festa di pasqua, sapendo che era giunta l’ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine» (Gv 13, 1). Nell’intimità del cenacolo, assieme ai discepoli che erano suoi, perché scelti da lui e a lui affidati dal Padre, Gesù rivela il suo amore immenso, che si riversa anche su Giuda. Dall’altro versante «il diavolo aveva messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo» (Gv 13, 2). Di nuovo il contrasto di due spiriti del tutto contrari: la generosità dell’amore di Cristo, il tradimento dell’amore inoculato da Satana in Giuda.

La lavanda dei piedi vista da Giotto

Gesù compie il gesto servizievole di lavare i piedi ai discepoli, per mostrare ancora una volta, che li ama fino alla fine, fino a diventare loro servo, anche verso colui che lo tradisce, cercando di purificare il suo cuore (Gv 13, 11.18). Poco dopo Gesù fa un altro gesto di amore, quello di intingere il boccone nel piatto e consegnarlo a Giuda. È segno di profonda comunione la condivisione della stessa mensa e dello stesso cibo. Ma di fronte si trova il rifiuto dell’amore: «E allora dopo quel boccone, Satana entrò in lui» (Gv 13, 27), cioè in Giuda. Ora si manifesta in senso pieno lo spirito contrario all’amore, lo spirito dell’odio e dell’egoismo, che conduce nelle tenebre e alla morte.
Si può dire che lo spirito di Satana, presente in Giuda, manifesta colui che, chiuso il proprio cuore all’altro, resta prigioniero di sé, nella durezza d’animo di non accogliere nessun altro che sé stesso, anzi con la viltà di tradire l’amore puro e totale. Il tradimento indica la indisponibilità radicale all’amore che si dona e la volontà di distruggerlo a ogni costo, di gettarlo via da sé perché costituisce motivo di angoscia terribile e di gelosia stizzosa. Chi tradisce non è semplicemente colui che rifiuta l’amore in senso generico, ma colui che, avendo sperimentato e condiviso la bellezza e la gioia dell’amore, lo rinnega e lo allontana da sé volutamente. Infatti, Giuda era stato «scelto» da Gesù tra i dodici, una creatura dunque prediletta, eppure in lui si rivela il diavolo (Gv 6, 70), lo spirito del traditore.

Il tradimento di Giuda visto da Cimabue

Satana, dunque, è l’antagonista di Cristo, il suo avversario. In questo egli si manifesta nella sua non-verità, non-amore, non-figlio; insieme rivela la sua volontà di diffondere e causare la medesima negazione tra gli uomini, indirizzandoli verso il non-amore e la non-verità; cioè egli è generatore di menzogna, di egoismo e di morte.
Ma l’amore di Cristo Salvatore vince la morte, e la Sua risurrezione – dopo il sacrificio sulla Croce –viene celebrata con gioia straboccante di riconoscenza negli scritti degli autori cristiani latini e greci. Ippolito di Roma (II-III sec.), scrittore e teologo, nel trattato “Sulla Pasqua”, ha composto degli inni ricchi di fede e di esultanza, in cui canta le meraviglie operate dall’evento redentore di Cristo rivissuto nella liturgia, e, fra le altre cose, esclama con entusiasmo: «Cristo è risorto e i demoni sono caduti»; con essi sono stati distrutti la morte e l’inferno. Similmente Asterio d’Amasea (III-IV sec.), vescovo in Cappadocia, nell’inno della notte pasquale, canta: «O notte, terrore dei demoni. Notte pasquale, attesa per un anno!».

Noi tutti non possiamo che fare nostra questa gioia, nello scambiarci fraternamente gli auguri pasquali! Cristo è risorto. Alleluia! Buona Pasqua!

Copertina: Bernardino Gatti, Resurrezione, 1529, Duomo di Cremona