di Associazione Internazionale Esorcisti

La Passione di Cristo possiede una valenza fondamentale nel ministero dell’esorcismo. Don Gabriele Amorth amava ricordare l’importanza di invocare negli esorcismi quegli aspetti della Passione del Signore sul cui valore salvifico insiste la Scrittura. L’esperienza di decenni di ministero gli aveva confermato l’efficacia di appellarsi nella buona battaglia alla forza del sangue di Gesù sgorgato dal suo costato, delle sue sante piaghe, della sua morte in croce e della sua resurrezione.
Nei fatti che segnano il culmine della Settimana Santa non va poi dimenticato il ruolo decisivo di Maria Santissima accanto al Figlio, nell’evento finale del sacrificio redentivo. Il maestro di Don Amorth, il passionista Servo di Dio P. Candido Amantini, l’esorcista della Scala Santa, nel suo libro “Il Mistero di Maria” con la sensibilità teologica e spirituale derivata dalla sua vocazione di religioso passionista, assegnava un’importanza decisiva alla partecipazione della Madre di Dio alla Passione di Gesù. La sofferenza di Maria non poteva infatti essere separata da quella di Gesù sulla Croce, nella prospettiva della Salvezza. Quel giorno in cui ebbe compimento sul Golgota la Redenzione, si svelò in pienezza anche il mistero della divina maternità della Madonna. In questa medesima prospettiva va perciò inserita la sofferenza di molti uomini e donne tormentati dall’azione straordinaria del Maligno, che Maria, Madre di Dio e nostra soccorre. Padre Candido ne era consapevole sia come biblista sia come esorcista, grazie alla sua trentennale esperienza e alla sua vita di intensa preghiera.

Le premesse di questa visione teologica, confermata perciò dalla prassi ministeriale, vanno anzitutto ritrovate nelle fonti evangeliche.
Il maligno nei Vangeli è descritto sempre come l’antagonista di Cristo, il suo acerrimo avversario. Gli evangelisti Luca e Giovanni attraverso il loro racconto descrivono con diverse prospettive ma con pari incisività, la drammatica sequenza di eventi che porta alla sconfitta del Nemico al cospetto della Croce.
Luca scorge l’azione di Satana nella concatenazione di eventi che conducono alla passione e morte di Gesù. La narrazione lucana così immette al racconto della Passione: «Satana entrò in Giuda detto Iscariota, che era nel numero dei dodici. Ed egli andò a discutere con i sommi sacerdoti e i capi delle guardie sul modo di consegnarlo nelle loro mani» (Lc 22, 2-4). Anche i discepoli rimasti fedeli non saranno risparmiati da questa prova e il diavolo li vaglia come il grano (Lc 22, 31). L’arresto nel Getsemani segna l’avvento effimero dell’«impero delle tenebre» (Lc 22, 53), ma questa strategia non deve stupire giacché, sempre l’evangelista Luca aveva preannunciato la nuova manifestazione di Satana, al termine della tentazione nel deserto, precisando che «il diavolo si allontanò da lui per tornare al tempo fissato» (Lc 4, 13). Osserva Don Renzo Lavatori nel suo libro “Satana, l’angelo del male” che «sulla croce si ha di nuovo lo scontro tra Cristo che testimonia la sua totale disponibilità alla volontà del Padre e all’amore verso gli uomini, e Satana, che mostra il suo accanimento nel lottare contro Cristo e i discepoli». Come sul pinnacolo del Tempio ecco che il Nemico contrasta, provoca e cerca di distruggere, all’inizio come alla fine della sua missione, Gesù: in ciò si conferma nel suo essere come in ogni gesto “contro Cristo, anti-Cristo”, dal momento che «si oppone e rifiuta totalmente la sua verità, la sua parola, il suo amore, tutto il suo essere. In tal modo Satana si mostra come colui che sta all’opposto di dove sta Cristo, che possiede uno spirito del tutto contrario a quello di Cristo, che compie azioni agli antipodi di quelle di Cristo».
Giovanni evidenzia la contrapposizione tra il diavolo e Gesù Cristo con una sottile attenzione introspettiva agli attori presenti sulla scena della Passione e negli eventi che la precedono, culminanti nella morte sul Golgota che per l’Evangelista coincide con rivelazione piena della gloria del Figlio e della gloria del Padre. Nella prospettiva di questa attuazione massima dell’Incarnazione, la presenza e la strategia del demonio assumono in Giovanni una triplice declinazione: “l’omicida, il menzognero, il principe di questo mondo”. E l’umanità del tempo aderisce al suo veleno, identificata da Giovanni nella folla radunata da Pilato come in Giuda, il discepolo che tradisce il Maestro.
È Gesù stesso che annuncia ai discepoli, dopo il suo ingresso messianico a Gerusalemme, che «è giunta ora che sia glorificato il Figlio dell’uomo» (Gv 12, 23). E ciò avverrà per mezzo della sua morte, come è confermato dalla voce del cielo che assicura come Egli «è stato glorificato e di nuovo sarà glorificato». Ma il principe di questo mondo viene smascherato da Gesù nella sua impotenza e ne annuncia la sconfitta, perché «il principe di questo mondo sarà gettato fuori» (Gv 12, 31). La piena gloria regale e salvifica di Gesù coincide con la disfatta del diavolo, principe usurpatore che esercita il suo dominio sugli uomini ingannandoli e trascinandoli nella propria rovina.
Satana pur sapendosi sconfitto, col guizzo di un serpente cerca allora di colpire Gesù proprio nel momento della morte, ma in questo modo il diavolo non sa che suggella la propria capitolazione definitiva.
Ci si domanda se il demonio, creatura angelica dotata di intelligenza certamente ottenebrata dalla ribellione a Dio, non si fosse reso conto della vanità delle sue ambizioni, delle sue strategie contro il Verbo incarnato. San Tommaso d’Aquino afferma che Gesù si fece conoscere dai demoni limitatamente, ovvero non per il fatto che Egli era la vita eterna, ma per alcuni effetti temporali della sua potenza, in modo che essi potessero supporre che era il Figlio di Dio:«Siccome però vedevano in lui anche alcuni segni dell’umana debolezza, non erano sicuri» (Somma teologica, III, 41, ad 1). Questo velo steso sulla loro conoscenza venne meno con la Resurrezione di Cristo.  Gesù risorgendo sconfisse non solo la morte ma vanificò la sua paura. Gesù con la sua preziosa morte ci offre la grazia di vincere la paura della morte! Ecco la buona notizia che è “speranza nella resurrezione dei morti” (At 23,6), speranza di vita per sempre (cf. Tt 3,7). “Dov’è o morte la tua vittoria?” grida l’apostolo Paolo (1Cor 15,55).
L’effimera potenza del diavolo, con le sue false promesse, umilia l’umanità; la forza di Dio la apre alla vita e alla speranza e Cristo, risorgendo, compie le sue promesse per il bene dell’umanità.

Didascalia: Andrea Mantegna, Crocifissione (1457-1459), Museo del Louvre, Parigi